REietti da Samuel Beckett e Michel De Ghelderode (2012)

Anno 2012

Regia Edoardo Oliva e Vincenzo Mambella

Interpreti Edoardo Oliva e Vincenzo Mambella

L’esistenza del diavolo è certa, basta osservare attorno a sé. Dio si manifesta di rado (M. De Ghelderode)

In una dimensione sospesa, tre coppie di personaggi trascorrono insieme del tempo, dentro un mondo dalle tinte cupe e livide, pieno di suoni distorti ed ossessivi. Un cieco ed un paralitico che fantasticano sui benefici che trarrebbero dalla unione dei propri disagi e delle rispettive solitudini ma che inciampano sulla prima pietra del loro progetto. (Frammenti di teatro I – S. Beckett)

Un re ed il suo buffone che cercano di esorcizzare l’inquietante e incombente presenza della morte  nel castello ridendo di se stessi in un farsesco scambio di ruoli ma non di poteri (Escurial – M. De Ghelderode).

Due mediocri impiegati che, chiamati a giudicare la sussistenza e l’idoneità dei motivi che dovrebbero legittimare l’aspirazione suicida di un terzo misterioso personaggio, schiamazzano sulle loro misere e vanesie vacuità (Frammenti di teatro II – S. Beckett).

Tre testi diversissimi da due autori molto distanti tra di loro per stile  e poetica, ma che fondono due elementi imprescindibili della condizione umana: assurdità e crudeltà. Tempo e spazio non rappresentano più punti di riferimento al sempre più insopportabile deserto interiore fatto di attese ed assenze. Un nulla rianimato da goffi e patetici tentativi di stabilire un contatto, di trovare un terreno comune per eludere, esorcizzare, darsi l’impressione di esistere in una concatenazione di dinamiche ora fraterne e sociali ora distaccate ed egoistiche ora perfide e malvagie. Sforzi destinati a franare con tutta la violenza di cui può essere capace un’impotente disperazione aggrappata alla superficie liscia che divide illusione e condizione, consapevolezza ed incoscienza. All’interno di questa partitura di sentimenti estremi, il linguaggio viene stravolto, si fa gergo che apparenta e divide, trasportato verso una realtà sempre più surreale ma allo stesso tempo universalmente riconoscibile, dove il contrasto diventa stridente; ed è lì che i personaggi sobbalzano, colpiscono, gridano, piangono, ridono, attendono, producendo un effetto burlescamente metafisico.

L’ineluttabile condanna del vivere è scandita dal riso.

Il riso cupo è il riso dei risi: il riso che ride di ciò che è infelice (S. Beckett).

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